“La prima cosa che ti colpisce è la luce, luce dappertutto, forte, intensa. In passato quando gli uomini giravano il mondo a piedi, a cavallo, in nave, il viaggio dava il tempo di abituarsi al cambiamento; anche il clima mutava gradualmente. Oggi questa gradualità è annullata, l’aereo ci strappa bruscamente alla neve e al gelo per scaraventarci il giorno stesso nell’abisso ardente dei tropici. Se siamo partiti in inverno, ci togliamo il cappotto e sfiliamo il golf; è il primo gesto di iniziazione che noi, gente del nord, compiamo sbarcando in Africa.”

Così comincia il magnifico libro “Ebano” di Ryszard Kapuscinski, e così comincia sempre il mio viaggio verso l’Uganda! Dopo mesi di programmazione, finalmente il giorno della partenza arriva. I giorni che la precedono sono sempre molto intensi; non puoi dimenticarti niente, non VUOI dimenticarti niente!!! Spunto la mia lista più volte e alla fine chiudo le valigie! Nonostante non sia più la prima volta, l’emozione è sempre tanta e la consapevolezza che non ne potrai più fare a meno… sempre più nitida.

Tanti i progetti che abbiamo da sviluppare e purtroppo pochi (soltanto10) i giorni di ferie che posso prendere, ma ce la metteremo tutta!! All’appello stavolta oltre a me e alla mitica Daniela risponde anche Duccio Palandri, ottico di Firenze, una new entry in Gocce di Vita. Ci dividiamo i compiti come una vera squadra, il tempo corre… ma gli africani no! Tutti gli anni mi prometto di non arrabbiarmi per la loro flemma costante, ma immancabilmente non ciriesco! Anche oggi per cambiare i soldi con cui pagheremo la retta scolastica ai bambini… un pomeriggio intero!

L’unica che “regge” i nostri “ritmi bianchi” è Margareth, instancabile e sempre disponibile, che ci aiuta nei contatti con le persone più in difficoltà! Abbiamo già identificato quattro famiglie a cui costruire una nuova casa. Le loro storie sono sempre molto tristi anche se in ognuno traspare quella solidarietà africana dei clan spesso tanto sconosciuta a noi MUZUNGU (stranieri bianchi).

Fa tanto caldo e la notte non dormo, colpa anche degli effetti collaterali della profilassi per la malaria, ma l’entusiasmo tutti i giorni non manca! Prendiamo contatti con le scuole (a volte facendo anche 40 minuti in auto di sterrato pazzesco!) parliamo con le maestre e chiediamo loro di selezionare i bambini che credano abbiano bisogno di occhiali! Il mio “ tirocinio” da assistente ottica ha inizio qui… all’equatore!

Come sempre la pazienza al primo posto! Facciamo le visite in “ambulatori” un po’ improvvisati, tabella optometrica attaccata alla lavagna con lo scotch, gente che ti passa davanti senza neanche accorgersene, per non parlare della luce che se ne va, lasciandoti al buio nel bel mezzo della visita, e che torna appena te, affranto e sconsolato, hai rimesso a posto tutti gli strumenti! Aggiungi a tutto questo bimbi in preda all’imbarazzo e al timore di essere visitati da uno sconosciuto, per lo più MUZUNGU! Ma vi posso assicurare che tutto questo è ripagato dallo sguardo stupito e felice di un bambino che improvvisamente vede il mondo nitido! Quella vocina timida e flebile alla domanda : “as you prefer?” (come preferisci?) si fa chiara e nitida: “with the lenses!” (con le lenti!).

E a quel punto, caldo, zanzare, sonno e stanchezza non si fanno più sentire e i 10 giorni, che già sapevi non ti sarebbero bastati, adesso sono davvero troppo pochi! E già programmi le date per la prossima volta!

Mal d’Africa…