siamo da due settimane in Uganda, con me il vicepresidente Andrea e Patrizia, sua moglie.
Abbiamo terminato di provvedere a tutto il mobilio necessario alla nuova casa dei volontari la cui costruzione è stata voluta e pagata da un’associazione di Milano, noi ci siamo impegnati a fornirla del mobilio regalato in parte da Andrea che ha chiuso una sua casa al mare, il restante necessario lo abbiamo comprato qua, piccolo contributo ma grande impegno a cercare cose soddisfacenti e a trattare i prezzi con i
locali. Patrizia con la sua precisione ha messo a punto la sistemazione della casa che verrà utilizzata dai volontari che lavorano come noi periodicamente in questa area. La casa è nel terreno delle suore dove si trova la missione che ci ospita da 11 anni.
Con Patrizia inoltre ci siamo dedicate alla scelta delle stoffe per i mercati di Gocce di Vita. Saremo presenti alla fiera di Maiano a marzo e a Lucca a settembre, stoffe africane bellissime. Al nostro rientro entreranno in azione le volontarie di Firenze, coordinate da Susanna, che le elaboreranno per farne splendidi articoli da mettere in vendita.
Quest’anno ho trovato il villaggio di Kisoga molto cambiato, più numerose le case in mattoni che si affacciano sulla strada asfaltata (costruita dai cinesi), questo ha cambiato il volto al villaggio e sinceramente rimpiango un po’ la semplicità di qualche anno fa ma sicuramente ha migliorato la vita di questa gente.
Manca sempre l’acqua e i bambini devono fare lunghi tragitti a piedi con le loro taniche gialle per raccoglierla, l’elettricità salta un giorno sì e uno no, la gente è sempre vestita con abiti strappati e la cena a volte c’è, a volte si salta. Il pranzo non esiste proprio. I bambini razzolano sempre per terra e sono sempre mezzi nudi…ma bellissimi, diciamo che il cambiamento è molto superficiale.
Quando ci si inoltra nella foresta che è immediatamente alle spalle delle case, ci si accorge che niente è cambiato. Facciamo lunghi tratti in jeep e poi a piedi su sentieri di terra rossa in mezzo a banani, alberi di avocado, sugheri e là, infilate nel verde, quasi invisibili, le capanne di fango e qualche casetta di mattoni di 5 metri per 5 con due stanze in cui si dorme in otto, miseria ma tanti sorrisi.