Carissimi,

da circa quindici giorni sono in Uganda e ho realizzato che ho iniziato questo mio viaggio 10 anni fa. Ogni anno arrivo e nel mese che mi trattengo la vita di tante persone subisce una svolta positiva grazie al lavoro di noi tutti: chi parte, chi invece organizza eventi, mercati e spettacoli per raccogliere denaro per Gocce di Vita e chi interviene alle nostre iniziative, denaro con il quale si realizzano piccoli e grandi progetti. Una ragazza del villaggio ci ha fatto pure una tesi sullo sviluppo socio-economico del territorio determinato dal nostro intervento qui: dall’impianto di scuole professionali per l’avviamento al lavoro e l’aiuto alla scolarizzazione dei piccoli. Un riconoscimento significativo a quanto abbiamo fatto in questi anni. Quindi è proprio questa la strada giusta. Dobbiamo continuare così.

Cosa raccontarvi di me? Sto bene anche se è caldissimo e andare in giro a trovare e controllare lo stato delle famiglie che aiutiamo è faticoso perché più delle volte si devono raggiungere a piedi nella foresta.

Quando torniamo nella casetta destinata ai volontari nella Missione dove siamo ospitate io ed Alessandra è un sollievo. In un giardino naturale verdissimo, la casetta è diventata il nostro quartiere generale dove conserviamo in frigo un sacco di frutta per riprenderci dopo le nostre scorribande. Ceniamo con le suore nel convento ma alle 7,30 siamo già in tiro per chiudere la giornata di lavoro. È allora che invece comincia il nostro lavoro d’ufficio. Conti, programmi per il giorno successivo, risistemazione degli appunti e registrazione dei contatti e dei pagamenti. A volte invece ci lasciamo andare a lunghe chiacchierate per raccontare ognuna un po’ di sé. Abbiamo per ospiti in casa… una banda di animaletti molto incuriositi dalla nostra presenza. Da un paio di sere però hanno perso interesse, non si vedono più, si sono passati la voce: ho uno spray che uccide, all’istante. Zanzare non ce ne sono perché la stagione è molto secca e quindi anche meno malaria che gira.

Questo villaggio infilato nella foresta è poverissimo ma è bellissimo. Colori intensi e facce intorno sempre sorridenti. Bambini che giocano con niente mezzi nudi, adulti mai spazientiti, sempre in attesa o di arrivare da qualche parte o che venga accolta una loro richiesta: in banca, a scuola, in ambulatorio, o davanti alla casetta dove mi trovo per chiedere un aiuto economico o un’iscrizione a scuola per il proprio bambino. Cominciano così “Sister I have a problem…”

L’altro ieri sono stata presa in ostaggio in un bussino. Non volevano farmi scendere per non perdere una cliente. Il trasporto qua è tutto su ruote. Treni manco l’ombra, ovvero un binario c’è in mezzo a campi acquitrini e foreste che collega l’Uganda al Kenia, ma treni non se ne vedono ed è completamente incustodito, senza sbarre, passaggi a livello, niente di niente ma… d’altronde treni non ne passano… però c’è il Ministero delle Ferrovie che ha l’unico scopo di piantare dei paracarri in giro con su scritto ‘terreno di proprietà del ministero dei trasporti’ e che può addirittura impedire l’asfaltatura di una strada se questa passa sul terreno delle ferrovie: lo Stato contro lo Stato.

Ci si muove con i taxi, ovvero pulmini da 12/15 persone dove si viene stipati anche in 30. Sono tantissimi e corrono all’impazzata in lungo e in largo per tutta l’Uganda. Tu fai un cenno e si fermano a richiesta. Devi essere certo che passino dal posto in cui devi andare. Ai capolinea ne trovi a migliaia. Sul vetro davanti su un cartone, scritta a pennarello, è segnalata la destinazione finale, quindi ti fai il conto e vedi se passa dove tu vuoi arrivare. Sotto un sole cocente stanno lì fermi fra venditori che si affacciano dentro per offrirti spiedini di pollo, banane, fagottini fritti non meglio identificati, biscotti scaduti quattro volte, finché non sono pieni per benino e partono.

Io, dunque, mi ero infilata dentro al mio con altri tre uomini, in attesa che si unissero a noi altri passeggeri, l’autista sonnecchiava e il ragazzo, che ha il compito di raccattare più clienti possibili, urlava la destinazione. Niente, oltre noi nessun cliente. Ci passa davanti un altro bussino: stessa destinazione e quasi tutto pieno. I tre uomini ed io ancora fermi da 20 minuti, facciamo per scendere a prendere quello che sarebbe partito prima ma il ragazzo ci chiude dentro urlando di stare fermi e che oramai eravamo SUOI clienti… mi sembrava anche un po’ alticcio. Fortuna che c’erano questi tre compagni d’avventura belli grossi e da fuori la gente cominciava ad urlare al ragazzo di lasciarci liberi. Insomma c’è voluto un bel po’ per mollarci ma sono stata liberata e infilata in un altro mezzo che mi ha portata a casa. Il costo dei trasporti è bassissimo: per 45 minuti di percorso, ammonticchiati e stropicciati, occorrono 20 centesimi di euro. Ad oggi mai trovato un bianco su quei taxi.

Alessandra è rientrata in Italia, lei era l’accaparratrice di frutta. Tutti le regalavano Jakafruit, mango, passion fruit, ananas, avocado e andavamo benissimo! Vitamine a sfare! Ora a me non ne regalano, forse sono più intimiditi dalla mia presenza e sento un po’ la mancanza del frigorifero sempre pieno.

Tutti conoscete Alessandra, volontaria della nostra Associazione, lei si occupa delle adozioni: un dio ci liberi sempre in movimento, entusiasta, sempre in mezzo i bambini. È ripartita dopo aver fatto un lavoro enorme: incontrato circa 60 bambini, fatto scrivere lettere, fotografati, fatto costruire pollai, comprato galline, maiali per donarli alle famiglie poverissime, un grande aiuto per loro, per noi: una persona speciale. Tra una settimana arriveranno altri due dei nostri: Andrea e Patrizia con i quali il lavoro è un po’ più di controllo. Il controllo delle casette costruite per le famiglie la cui casa di fango stava crollando, lo stato della scuola di agricoltura, e l’analisi di nuovi interventi su territori più a nord con gravi mancanze sanitarie.

Per il momento saluto tutti e vi sono grata per il vostro appoggio. Ci sentiamo molto presto.
Daniela