Per chi ancora non mi conoscesse e non avesse letto le mie precedenti lettere, sono una ragazza di 36 anni rimasta affascinata e rapita dalla realtà trovata due anni fa nel villaggio di Kisoga in Uganda.
Ogni volta (questa è la terza) le emozioni sono tantissime e sempre molto forti… e torni a casa sempre più consapevole dei tuoi limiti ma anche dell’importanza che abbiamo noi volontari. Sì, è vero siamo una goccia in mezzo al mare con il nostro aiuto… ma una goccia che si fa notare.
Vedere la “nostra” scuola di cucito che ormai è autonoma e lavora a ritmi “Occidentali” ci rende davvero orgogliose! Orgogliose di aver creato 12/15 posti di lavoro fissi. Donne e uomini che puntualmente si presentano sul posto di lavoro e che dal lunedì al venerdì e, a volte anche il sabato, cercano di terminare tutte le ordinazioni pervenute. Vi assicuro che tutto questo non è scontato! In pochi anzi pochissimi hanno un vero e proprio lavoro specialmente nei villaggi lontani dalle città. In più, “l’orologio” africano non aiuta! La scansione delle ore sono rallentate rispetto alla nostre… Questo lo devi mettere in conto tutti i giorni dal primo fino all’ultimo, fino a quando non rimonti sull’aereo, altrimenti rischi di farti venire l’ulcera, perché a volte ti verrebbe di dirgli ‘forza, su via, muoversi!’ Non so bene quale “orologio” funzioni meglio, ma credo che la giusta via di mezzo sarebbe perfetta!
Negli anni vedi tanti cambiamenti che ti danno la carica per continuare nel nostro percorso! Quest’anno abbiamo trovato un nuovo piccolo ospedale nato grazie all’aiuto di altre onlus. Gestito da locali che hanno studiato, perché qualcuno come tanti di voi fanno, glielo hanno permesso! E quindi quando sei a controllare tutti i ragazzi a cui diamo la possibilità di andare a scuola ci vedi una speranza, la speranza che anche solo uno di loro riesca a continuare gli studi fino a laurearsi! La speranza che la nuova generazione mandi avanti il loro paese.
Il cielo azzurro, la terra rossa e gli occhi pieni di speranza dei bimbi ti accompagnano tutti i giorni nelle mille cose da fare. Dieci giorni sono pochi, ma purtroppo, lavorando, non posso prenderne di più, così ogni minuto cerco di organizzarlo al meglio per non perdermi niente.
Non posso non andare a trovare le famiglie conosciute l’anno scorso: quando ti vedono arrivare ti abbracciano come neanche un tuo parente fa il giorno di Natale!
Non posso non accettare l’invito a pranzo con lezioni di cucina compresa! Io che faccio un uovo al tegamino su una lamina di metallo e loro che mi spiegano come cuocere le matoche (banane verdi) con le foglie di banana!
E poi il mercato della domenica con i banchi coloratissimi di frutta che spiccano in tutto quel rosso che colora ogni cosa!
E poi vogliamo parlare di quando mi accorgo di fermarmi a bocca aperta a guardare dalla finestra di una scuola la maestra spiegare a tutti quei bimbi che chi più chi meno ripetono la lezione a voce alta!