Cari amici,

6 mesi fa per la prima volta sono partita per l’ Uganda che mi ha regalato moltissime emozioni (come avete potuto leggere nelle mie lettere pubblicate ad agosto), tante da sentire il bisogno di ripartire.

E oggi eccomi qua, 16 febbraio, seduta in terra davanti alla scuola di sartoria con vicini tanti bambini curiosi e il mio taccuino a raccontarvi quest’altra bellissima esperienza.

Purtroppo stavolta la mia permanenza è di soli 10 giorni ma vi posso assicurare che le emozioni comunque non sono mancate. I miei compagni di viaggio, Daniela e Riccardo, le hanno condivise con me rendendole ancora più speciali.

Mi guardo intorno, cielo azzurro, vegetazione verdissima nonostante i 30 gradi e non piova da mesi, strade rosse, bimbi sorridenti e un’accoglienza disarmante che ti toglie il fiato.

Questo ciò che ti accompagna ogni giorno.

Poi girando per i villaggi, visitando le scuole e gli ospedali ti imbatti anche in tanti sguardi tristi e sofferenti ed è li che percepisci che la tua presenza il tuo aiuto e i tuoi sforzi possono (anche se in minima parte) fare la differenza.

Durante il controllo delle adozioni a distanza che abbiamo e delle quali mi occupo, sia a me che a Riccardo ci è balzato agli occhi la differenza tangibile tra i bimbi adottati e quelli che invece non frequentano la scuola…

Piccoli e grandi alunni si sono presentati presso la missione tutti puliti, ordinati con le loro divise, pronti a ringraziare per l’opportunità offertagli… Occhi attenti, un po’ di timidezza ma tanta gioia e orgoglio nel poter curare la letterina o il disegno che consegneremo alla sua famiglia adottiva.

Poi allarghi lo sguardo, e ti rendi conto che sono arrivati altri bimbi che curiosi osservano… i loro vestiti ( quando li hanno) rotti, il loro corpo sporco, i loro piedi scalzi… e allora ti dai la risposta alla domanda che tante volte ti sei posta…
“servirà mandarli a scuola? ”
“sì! La mia risposta è sì, anche fosse solo per la loro dignità, per l‘impegno a essere puntuali o per l’attenzione a mantenere i vestiti in ordine, per imparare a rispettare quelle scarpe che bramano tanto e il materiale scolastico.

È vero, il sistema scolastico spesso fa acqua dappertutto, è fin troppo rigido e i bambini spesso non sono liberi di fare neppure domande agli insegnanti ma… Quando sei qui ti accorgi che “il bicchiere è mezzo pieno” e che questo è il male minore, che comunque anche se imparano poco almeno mangiano un po’ di polenta e fagioli e stanno con i loro coetanei invece che in casa (se ce l’hanno) a guardare i fratelli e ad aiutare i genitori, sempre se ce li hanno.

Te li porteresti via tutti, uno ad uno, i loro occhi parlano… ma il nostro compito è farli stare bene qui nel LORO SEMPLICE E FANTASTICO MONDO.

Ecco quindi che abbiamo deciso (grazie a delle donazioni) di far costruire una casetta in mattoni per una famiglia particolarmente bisognosa; dopo che suor Giuditta ci ha segnalato due famiglie, la scelta è stata così difficile che abbiamo deciso di aiutare entrambe. Per la prima ci avventuriamo nella foresta col fuoristrada fino ad arrivare ad una radura… surreale. Un viottolino ci conduce a qualche capanna di legno e fango, silenzio e pace fino a quando una vecchia signora con un bellissimo sorriso sdentato e un bimbo piccolo sulle spalle ci accoglie con un balletto divertente tutto sculettante. Chiaramente anziana, la signora non lavora e cresce questi tre bambini orfani in una capanna di circa 3 metri per 2 che da un momento all’altro cadrà a pezzi.

L’altra famiglia, una donna sola, malata di aids, con 7 figli, tre dei quali non suoi ma che comunque cresce in quanto orfani, in questa capanna che non riesce a pagare.

Queste le situazioni che incontri, che ti fanno male al cuore, che ti fanno riflettere e commuovere. Famiglie che ti ringraziano con preghiere emozionanti e con sguardi pieni d’amore.

E così guardi il calendario e pensi alla prossima partenza… un pezzo di cuore ormai sta qua…

Alessandra