Carissimi amici,

In viaggio verso il Nord. Macchina noleggiata, non senza qualche problemino in stile africano di contorno…, caricata di acqua, panini made by Patrizia, due borse per i cambi e via!

Strada trafficatissima fino allo stadio di Kampala e poi si taglia per il nord, unica strada, larga, asfaltata ma con delle buche in mezzo da restarci dentro noi e tutta la macchina, ancora tanto traffico di motorini che ti passano dappertutto, degli ormai famosi taxi che ti passano all’impazzata da destra e da sinistra e poi per fortuna strada liberissima. Ci siamo goduti il paesaggio anche se l’attenzione ai crateri in mezzo alla strada ti fanno stare sempre concentrati. Andrea ha guidato quasi sempre, si è concesso dei cambi per fare dei bellissimi filmati. Il nord è completamente diverso dal sud dove noi siamo stanziali, è quasi completamente savana, arida la terra e clima caldissimo. Per strada i rifornimenti di benzina sono quasi inesistenti e quindi prima di partire abbiamo fatto un bel pienone di benzina.

Il paesaggio, intorno, un fermo immagine stupefacente: il tempo si è fermato. Niente casette, tutte capanne con paglia per tetto e muri di fango pressato, piccoli insediamenti di cinque o sei capanne, per clan, spesso da un solo lato della strada, intorno alle capanne tutto pulito ed erba tagliata. Dall’altra parte della strada savana lasciata completamente allo stato di origine per poterci andare a caccia. I cartelli stradali direzionali inesistenti, invece quelli di pericolo per attraversamento elefanti. Segnali stradali zero. Comunque la strada è una sola e quindi non ci si può sbagliare: la strada del nord che porta a Gulu e a Lira.

Noi siamo diretti a Lira dove ci aspetta il Vescovo Franzelli, un comboniano che ci ha invitati ad andare a guardare un po’ anche il nord del Paese. Ci ospiterà in una specie di ostello e ci aspetta per cena. L’ostello è recintato e custodito. Ci vengono assegnate due camere molto spartane con due letti per stanza, rifatti con lenzuola e coperta di lana (!!!! a 40 gradi all’ombra!) e bagni, docce, lavandini in comune con tutte le stanze del piano. Per fortuna siamo gli unici ospiti e ogni tanto ci buttiamo sotto a queste docce senza tener conto che siamo in Africa e che l’acqua è scarsa. Troppo caldo! Quando arriviamo, il Vescovo è in riunione ma si libera presto. Lo saluto con un “Eccellenza” e lui si guarda dietro per vedere dov’è l’eccellenza. In effetti non ha niente di formale e si mette subito a nostra disposizione portandoci in giro per Lira e mostrandoci quanto in questo luogo sperso hanno fatto i comboniani. Un territorio di guerre fratricide, di atti mostruosi, un luogo dove questi missionari hanno portato rifugio, accoglienza, si sono fatti da tramite nei dissidi tribali e dove ancora gli sparano addosso perché sono dalla parte della gente e non del potere. Qui si parla di bambini soldato che vengono accolti, ormai diventati adulti, in centri di accoglienza per sostenerli psicologicamente nel ricostruire la loro identità morale. Si parla di bambine abusate dai guerriglieri. È proprio in una delle scuole comboniane vicino a noi che è avvenuto, qualche anno fa, il rapimento delle 130 bambine per farne “spose” dei guerriglieri nella boscaglia. Quindi i ‘centri’ che ci mostra il Vescovo Franzelli non hanno certo il significato che diamo noi ai centri di aggregazione parrocchiale. Gli scopi sono tragicamente diversi. Ne abbiamo visitato uno, dove si riuniscono nei fine settimana, costituito da due edifici molto ampi, uno per i ragazzi e uno per le ragazze, completamente privi di mobili: letti materassi o quant’altro. Il Vescovo dice che dormono per terra, si portano le stuoie e al mattino in quegli stessi stanzoni ci fanno le riunioni e parlano di esperienze e come superarle. Il problema è che non hanno una cucina dove preparare il cibo e sarebbe utile poter dare loro almeno un pasto.

La casa del Vescovo è fatta di tante stanzette tutte intorno ad un piccolo spazio verde. In una stanza il suo ‘studio’, in una la cappella, in una la stanza da pranzo, in altre le camere, in stile essenziale, non semplice, essenziale. Ha fatto preparare una cena davvero speciale per gli standard locali, c’erano tante cose: naturalmente polenta di platano, pollo, pomodori, fagioli, pasta e frutta.

Dopo la cena siamo stati a lungo con lui che ci ha aperto quel mondo. I suoi racconti ci hanno turbato ed io sono ancora qua, dopo 10 anni che vengo in Africa, a domandarmi che cosa spinge questi missionari a lasciare tutto ad andare, ma soprattutto a rimanere, come lui, per 40 anni in posti abbandonati da dio e dagli uomini per dedicarsi a queste popolazioni ancora tanto arretrate, con culture tanto compromesse e che spesso vogliono strenuamente mantenere. Il Franzelli però è sereno e assolutamente deciso a restare e a continuare il suo lavoro. Noi di Gocce di Vita vorremmo poterlo aiutare. Credo che dovremmo dare un aiuto diverso da quello che abbiamo offerto finora in Uganda, forse un affiancamento alle sue iniziative. Vediamo… qui è un altro mondo.

La notte tutti e tre abbiamo dormito poco, a tratti, sia per i racconti di Franzelli sia perché anche il materasso e le lenzuola bruciavano. Caldissimo.

Al mattino colazione sempre a casa del Vescovo e da parte nostra l’impegno a fargli costruire la cucina per i ragazzi del Centro che abbiamo visitato.

Il rientro, sempre otto ore di guida ininterrotta con l’emozione di attraversare il Nilo, correnti e balzi d’acqua incredibili, e vedersi circondati da grosse scimmie per nulla intimidite dalla presenza della nostra auto, fare la spesa per il pranzo nel supermercato (per modo di dire) di un distributore. Patatine fritte e biscotti dolci (però noi donne siamo state brave: abbiamo chiesto una sola sosta sia all’andata che al ritorno).
Il rientro alla nostra Missione è stato un sollievo. Volti conosciuti che ci hanno accolto facendoci festa e un bel fresco nella nostra foresta. Ora abbiamo ancora un giorno e mezzo, altri 6 bambini che hanno bisogno di essere iscritti a scuola, le ultime 2 casette che abbiamo fatto costruire da controllarne lo stato di avanzamento lavori, una riunione con il Vescovo di Lugazi sulla cui terra abbiamo costruito la Scuola di Agricoltura. Atto finale: la comunicazione della consegna della scuola alla Diocesi ad agosto 2019, da oggi devono cominciare a rendersi autosufficienti.
Domani partiremo per l’Italia ma sentiamo di avere concluso un buon lavoro. Abbiamo lavorato sempre tanto e in ogni situazione e ci rendiamo conto che la nostra presenza qui almeno una volta l’anno è essenziale.

Chiudo il mio mese in Uganda, ringrazio voi amici che mi avete fatto compagnia sapendo di scrivere queste lettere per condividere un’esperienza sempre bellissima. Ringrazio tutti per sostenere il lavoro importante che fa Gocce di Vita. Vi chiedo di aderire alle nostre iniziative, dalle iniziative ricaviamo il denaro che portiamo in Africa, altri aiuti per il momento non ci sono concessi.

A prestissimo.
Daniela